giovedì 10 settembre 2015

SIRIA, PUTIN VA ALLA GUERRA CONTRO IL TERRORISMO: "TRUPPE RUSSE COMBATTONO AL FIANCO DI ASSAD"




Le forze russe sbarcano a Latakia e iniziano le prime operazioni militari in Siria.
(NB: Articolo da leggere filtrando la propaganda atlantica del giornalista. Come la cartina riportata, che qualifica propagandisticamente come ribelli filo-occidentali forze in realtà etorogenee e allo sbando al cui interno si trovano per la maggior parte gruppi terroristici e criminali).
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9 settembre 2015/La Stampa/

SUL CAMPO 
Sono fonti libanesi a far sapere che «le operazioni militari russe in Siria sono iniziate», spiegando che si tratta di «interventi limitati». Sono azioni di combattimento con «elementi di fanteria navale russa a sostegno dell’esercito siriano» e «tale impegno potrebbe aumentare» a dimostrazione che «i russi non sono più osservatori ma partecipano alla guerra di Assad». Tutto ciò a meno di 24 ore dall’arrivo di almeno cento marines russi all’aeroporto internazionale “Assad” di Latakia dove è in pieno svolgimento il ponte aereo del Cremlino per sostenere il traballante regime di Assad. 

IL PONTE AEREO 
Due Antonov-124 Condor, i giganteschi vettori da trasporto russi, e un terzo aereo-cargo sono atterrati sbarcando mezzi militari, sofisticate apparecchiature per le comunicazioni, materiale per costruire impianti e personale in divisa. Altri aerei sono in arrivo. Fonti americane spiegano alla tv Cbs che «nell’aeroporto vi sono unità abitative per ospitare mille uomini» e la tv I24News, con la sede a Tel Aviv, aggiunge che i russi si preparano ad attivare «unità mobili» per gestire lo scalo come una «hub militare», proteggendo le comunicazioni e ospitando uomini e mezzi. 

IL NODO DELLO SPAZIO AEREO 
I primi aerei-cargo sono partiti dalla Russia del Sud, sorvolando Bulgaria e Grecia, ma dopo la chiusura dei cieli da parte di Sofia - su pressante richiesta di Washington - i nuovi voli seguono la rotta del Mar Caspio, attraverso Iran e Iraq. A Latakia sono arrivati anche due veivoli di Air Mahan decollando da Teheran, con scalo ad Abadan, e Damasco: è la compagnia aerea commerciale iraniana accusata dagli Stati Uniti di trasportare uomini e mezzi della “Forza Al Qods”, i reparti dei Guardiani della rivoluzione che operano all’estero. La coincidenza con il ponte aereo russo fa supporre che Teheran sia coinvolta nell’accelerazione militare.

L'ASSE CON TEHERAN 
Ciò che accomuna Russia e Iran nell’immediato è la necessità di sostenere Assad, che perde terreno davanti alla simultanea avanzata dei ribelli islamici dell’”Esercito della Conquista” verso Latakia e dei jihadisti dello Stato Islamico (Isis) verso Damasco. Ma per Robert Kaplan, esperto di strategia mediorientale, c’è dell’altro: «Putin vuole assicurarsi il controllo della costa alawita nel lungo termine». Ovvero, l’interesse del Cremlino è conservare il porto di Tartus, base della sua flotta mediterranea, l’aeroporto di Latakia e la costa alawita - dai confini libanesi a quelli turchi - a prescindere dall’esito della guerra civile. Trasformandola in una sorta di enclave russa nel Mediterraneo Orientale. 

IL FORTINO RUSSO SULLA COSTA ALAWITA 
A conferma del piano di edificare sulla roccaforte alawita un fortino russo vi sono le operazioni in corso nel porto di Tartus, dove due navi anfibie del flotta del Cremlino hanno sbarcato carri armati, blindati e pezzi di artiglieria. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zaharova, tenta di minimizzare quanto sta avvenendo, limitandosi a parlare di «specialisti in arrivo per aiutare i siriani a gestire i sistemi d’arma forniti» perché «non abbiamo mai celato la cooperazione tecnico-militare con Damasco». E accusa l’Occidente di “isteria” per i timori espressi dall’amministrazione Obama. Anche i portavoce del regime di Assad convergono sulla versione riduttiva: «Non sono reparti combattenti russi, solo forniture militari». Ma in realtà il cambiamento strategico dello scacchiere militare è nei fatti. 

LA POSIZIONE DI ISRAELE 
La conferma arriva dal podio della conferenza sulla sicurezza in corso ad Herzliya dove Ram Ben-Barak, direttore generale del ministero dell’Intelligence israeliano, afferma: «Quanto sta avvenendo può avere conseguenze per noi» in termini di possibilità di operare contro Hezbollah in Siria come avvenuto finora. Amos Gilad, consigliere del ministro della Difesa Moshe Yaalon, aggiunge dettagli sui contatti fra Mosca e Gerusalemme: «Siamo stati informati che i russi avrebbero iniziato un intervento attivo in Siria» ed ora «stanno costruendo le capacità operative sul territorio», dunque «è presto per conoscerne le dimensioni». «I russi non sono nostri nemici - tiene a sottolineare Gilad - ed abbiamo modo di comunicare con loro». Ciò significa che Israele esclude attriti con le forze russe grazie alla “linea rossa” esistente fra Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu. 

GLI AFFARI DELLO “ZAR” 
In tale cornice il giornale “Vedomosti” rivela che il Cremlino ha acquistato 12 droni israeliani, per circa 400 milioni di dollari, sottolineando la cooperazione militare è in crescita. A dimostrazione che Putin non vuole attriti con i Paesi a ridosso della zona di intervento. Una lettura analoga arriva da un alto diplomatico arabo ad Amman: «Dopo aver preso la Crimea, Putin fa lo stesso con la costa siriana, si rafforza nel Mediterraneo Orientale perché vuole essere un protagonista dei futuri assetti».