giovedì 26 febbraio 2015

DE VILLIERS: L’EUROPA NON DEVE PIÙ SCRIVERE IL PROPRIO DESTINO CON LA PENNA AMERICANA





Riportiamo qui di seguito la traduzione completa dell’intervista rilasciata lunedì dall’ex candidato alla presidenza francese, Philippe de Villiers, al giornale “Le Figaro”, intervista di cui avevamo già riportato nei giorni scorsi qualche breve frammento in un breve post.

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LE FIGARO: Cosa ne pensate degli accordi di Minsk negoziati da François Hollande e Angela Merkel con Putin?

PHILIPPE DE VILLIERS: Gli accordi di Minsk sono molto importanti perché contengono quattro innovazioni. In primo luogo, hanno permesso ai protagonisti di uscire da una logica di guerra. La via diplomatica dei meschini non fa presagire un possibile futuro di pace. In secondo luogo, due grandi Stati europei, la Francia e la Germania, hanno condotto la negoziazione e si sono posti come garanti dell'attuazione dell'accordo, a fianco della Russia. È chiaro che né l'Unione europea né l'America hanno la capacità o la volontà di fare la pace laggiù. Questi accordi dimostrano che è solo quando l'Europa si esprime come Europa - cioè l'Europa degli Stati - che la pace vera è possibile.
In terzo luogo, l'accordo apre la strada per l'unica soluzione rimasta per l'unità territoriale dell’Ucraina: l’accettazione da parte di Kiev di uno statuto specifico per l'Est del paese, con il diritto alla lingua madre russa. Infine, a differenza dell’accordo di settembre, questo è dotato di un calendario per ogni fase.

LE FIGARO: Averlo fatto una volta non significa che diventerà un’abitudine; rendete dunque omaggio all’iniziativa di François Hollande?

PHILIPPE DE VILLIERS: L’Europa non deve più scrivere il proprio destino con la penna americana. François Hollande ha agito come capo di Stato non dando retta alle istruzioni americane. È riuscito a resistere alla richiesta degli Stati Uniti di imporre l'ingresso dell’Ucraina nella NATO. Ora, dobbiamo incoraggiare la Francia ad andare oltre questa prima fase di emancipazione positiva. Hollande deve immediatamente fornire la nave Mistral alla Russia e rispettare quindi il contratto commerciale stipulato dalla Francia e pagato dai russi più di un miliardo di euro. Bisogna levare le sanzioni, che sono oggi degli atti di guerra ancor più sfavorevoli all'economia francese che all'economia russa, e che non toccano per niente l'economia americana. Ma la cosa più importante, piuttosto che impuntarsi a costruire l'Europa artificiale di Maastricht, è di preparare domani la sola Europa sana e razionale, per creare un grande partenariato strategico e culturale con la Russia, dall'Atlantico agli Urali.

LE FIGARO: L'accordo è già stato violato dai separatisti ucraini. Possiamo fidarci di Vladimir Putin?

PHILIPPE DE VILLIERS: Quando andiamo alla radice degli eventi, possiamo constatare la menzogna permanente dell'Unione europea e i fantasmi veicolati dalla stampa occidentale. Il cessate il fuoco, per quanto ne so, viene osservato sulla linea del fronte, salvo a Debaltseve, problema particolare nato appena prima degli accordi di Minsk. Ma anche lì, le armi pesanti sono state rimosse. I meccanismi di controllo sono messi in atto e i capi di Stato si parlano. Quando i media affermano che dei camion umanitari russi stanno attraversando il confine ucraino carichi di munizioni, mi chiedo: nell'era dei satelliti che vedono tutto, degli iPhone che riprendono tutto costantemente, perché non ci danno qualche prova? Dove sono le foto?

LE FIGARO: Il concetto del “Puy du Fou” (un parco divertimenti francese che dovrebbe aprire anche in Russia in cui è coinvolto anche de Villiers, NdT) sta per essere declinato anche in Russia. Il vostro sostegno incondizionato a Vladimir Putin è interessato?

PHILIPPE DE VILLIERS: E’ vero il contrario. Avendo imparato a conoscere la Russia mediante l'attuazione di questo progetto franco-russo, ho scoperto due cose. Primo, che la Russia è profondamente europea. Tutta la sua cultura, tutta la sua élite e tutto il suo popolo guardano all'Europa. Solženicyn me l’aveva detto: "Non fate l'errore di voltare le spalle alla Russia. Ne va del nostro futuro".
Inoltre, ho scoperto che Putin è un vero uomo di Stato. Ho anche compreso perché in Occidente le élite mondialiste non smettono di criticarlo: l’America vuole che l'Europa sia la cinquantunesima stella della bandiera americana. Per questo, deve mantenere gli europei asserviti nella NATO. Vladimir Putin è la scusa perfetta, il diavolo ideale. Non dimentichiamo le cause dell’assurda crisi ucraina. Prima un colpo di stato fomentato dalla NATO. Poi lo sbaglio del governo ucraino, l’interdizione della lingua russa. Infine, la pretesa americana di far entrare l’Ucraina nella NATO. Come si può immaginare che i russi siano d'accordo a vedere la NATO alle loro porte? Putin non vuole lo smembramento dell’Ucraina. Lui desidera semplicemente il riconoscimento della lingua madre nelle regioni russofone, uno statuto per queste regioni e, infine, una neutralità dell’Ucraina in rapporto alla NATO.

LE FIGARO: La Russia sembra ritrovare un po’ di orgoglio nazionale. Il rischio non è che si tramuti in un eccesso di nazionalismo?

PHILIPPE DE VILLIERS: La differenza con la Francia è la seguente: in Russia, vi è una vera restaurazione dei valori morali, civili, patriottici, spirituali. I bambini russi imparano l'orgoglio di essere russi. Si parla ai russi della Russia, della sua grandezza, del suo ricco patrimonio, della sua irradiazione eurasiatica. Che cosa si dice ai giovani francesi? Che la Francia è una vergogna, che i francesi sono razzisti e che il patriottismo è una tara. C'è più libertà di espressione in Russia che qui. Come aveva profetizzato Philippe Muray, ci siamo rinchiusi nella gabbia delle “fobie”: islamofobia, xenofobia, eurofobia, omofobia. Nessuno si muova! E abbiamo una classe politica seccata, sterilizzata, passata al microonde, che benedice la cooperazione tra i laicisti che producono il vuoto spirituale e gli islamisti che riempiono questo vuoto.

LE FIGARO: Ciò non impedisce che i russi conoscano, anche loro, forti tensioni etniche e culturali?

PHILIPPE DE VILLIERS: La differenza con l'integrazione "alla francese" è evidente. Ci sono, in Russia, 20 milioni di musulmani su 140 milioni di abitanti. Putin applica il vecchio principio prudenziale: "Viviamo a Roma come i romani, viviamo in Russia come i russi". In Francia, coloro che vogliono far credere che la laicità e il "diritto-umanismo" siano sufficienti a risolvere il problema, sono dei manipolatori o dei vili. C'è solo un modo per integrare nel nostro Paese: con la francesizzazione!

LE FIGARO: Mentre i negoziati tra l'Unione europea e la Grecia ristagnano, potrebbe Tsipras rivolgersi alla Russia?

PHILIPPE DE VILLIERS: Per l'oligarchia europea Tsipras ha commesso un peccato mortale. Presto sarà sacrificato sul Partenone perché non ha fatto la genuflessione davanti all'euro e dovrà confessare la predilezione della Grecia alla Russia. Egli trova delle virtù nel diavolo (Putin, NdT). Ma gli adoratori di Bruxelles e di Francoforte ancora non capiscono che l'euro non funziona con le economie europee. La Grecia lascerà l'euro: i negoziati non fanno altro che dilazionare la scadenza. L'intera costruzione europea è una non-costruzione mortifera. L'Unione europea di oggi è un tentativo taumaturgico folle di distruggere gli Stati, i confini e di consegnare i popoli e le attività industriali ai padroni della globalizzazione che vi trovano degli immensi benefici.

LE FIGARO: Quale potrebbe essere il futuro dell'Europa?

PHILIPPE DE VILLIERS: L'idea attualmente preparata dagli eurocrati e dalle élite globalizzate di un accordo di libero scambio (TTIP/TAFTA, NdT), che renderebbe l'Europa un mercato annesso dall’America, volta le spalle al futuro e al senso comune. Quello che io rimprovero a questa Europa, è quello di diventare un’Europa americana, una mera estensione economica e culturale degli Stati Uniti. Per prevedere il futuro, potremmo dire, "l'Unione europea è morta, viva l'Europa!". La vera, la grande Europa, dall'Atlantico al Pacifico, che ritrova la vera culla delle sue antiche alleanze culturali ancestrali. Quella della Regina Anna di Kiev, la regina russa che ha sposato un re francese. L'Europa che ritrova le buone vecchie idee che hanno condotto il mondo da quando l'esperienza degli uomini ha inventato il trittico sovranità, frontiere, identità”.

(Nella foto: primo piano di Philippe de Villiers)


(Traduzione del Vladimir V. Putin Italian Fan Club)

mercoledì 25 febbraio 2015

Cinque ragioni per cui le persone di sinistra dovrebbero difendere la Russia





1. OPPORSI A STATI UNITI-NATO.

Chiunque si descriva come “di sinistra” dovrebbe mettere immediatamente in questione la propria posizione quando si trova dalla stessa parte di Washington e della NATO su questioni di politica estera, guerra e pace. La Russia si è costantemente (e con un comportamento sempre più deciso negli ultimi anni) opposta ai piani dell'Impero nei vari angoli del globo.

In Siria, la Russia (con la Cina al suo seguito) è divenuta punto di riferimento a livello globlale nella resistenza ai piani di Stati Uniti – NATO – Israele – GCC (Gulf Cooperation Council, ndr.) che ha distrutto le vite di centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini innocenti. Esercitando il suo potere di veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la Russia ha prevenuto una guerra guidata dagli Stati Uniti in Siria per almeno due volte, ogni volta fornendo importanti informazioni di intelligence che gettavano dubbi sulla versione statunitense che convenientemente incolpava Assad per ogni singola atrocità di quella guerra voluta dagli stranieri nel proprio paese.

In Ucraina, la Russia ha effetivamente posto fine all'espansione Nato verso est, marcando una linea rossa e dimostrando al mondo che le economie “non-occidentali” in via di sviluppo, un tempo servili, non saranno tramutate in semplici soggetti soggiogati dai capricci dei brokers di Washington, Londra e Wall Street. Per di più, la reazione russa nei confronti di un colpo di stato in Ucraina, veicolato dagli Stati Uniti, ed il loro successivo supporto ai ribelli di Donetsk e Lugansk, ha dimostrato al mondo che il debole potere occidentale non è una sorta di forza inesorabile, ma piuttosto un'attenta arma politica manipolata che può essere smussata da una sufficiente pianificazione e resistenza popolare.

2. BRICS, SCO E MULTIPOLARISMO.

La Russia è, assieme alla Cina, la forza che spinge alle spalle della classe dirigente e per il continuo sviluppo, di un forum internazionale “non-occidentale” come il gruppo dei BRICS, la Shanghai Cooperation Organization, l'Unione Economica Eurasiatica ed una manciata di altre istituzioni. Queste piattaforme di cooperazione internazionale hanno un'importante caratteristica in comune: non sono dominate dagli Stati Uniti.

Dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica, quasi tutte le maggiori istituzioni internazionali sono state, in un modo o nell'altro, dominate dagli Stati Uniti. Dalla propria politica egemone nelle Nazioni Unite, fino a far leva sul dominio sul FMI (Fondo Monetario Internazionale), Banca Mondiale ed altre istituzioni finanziarie, compresa la capacità militare a livello globale della NATO e simili, gli Stati Uniti hanno interpretano il ruolo di giudice, giuria e boia. In effetti, questo può essere riassunto come un'egemonia globale americana. Messa in maniera leggermente più tradizionale, anche se non meno accurata, in terminologia sinistroide, questo può essere chiamato Imperialismo Americano.

Ma allora perchè nessuno che creda fermamente nella politica, nella morale e nella bancarotta etica dell'imperialismo statunitense, non vuole supportare le forze globali emergenti nel combatterla? Apparentemente sono “senza cervello” coloro che credono che l'egemonia americana ed il suo imperialismo siano una delle piaghe del pianeta e che dovrebbe essere promossa qualsiasi forza che riesca a controbilanciare tali mali. Ed ancora alcuni sinistroidi sono convinti che la Russia oggi non sia migliore o peggiore degli Stati Uniti, ma semplicemente rivale. Certamente, questa sorta di analisi contro-storica è ridicola, se non pericolosa. Considerando che l'impronta militare Americana attorno al globo è praticamente ovunque, la sua influenza ed il suo potere si sono manifestate in miriadi di modi, le sue guerre senza fine, etc.. soltanto un pazzo potrebbe fare un tale paragone con tono deciso e prentendere di essere preso sul serio.

3. OPPOSIZIONE ALLA TERAPIA DELLO SHOCK E DEL CAPITALISMO DISASTROSO.

Una della preoccupazioni principali di molte persone di sinistra è stata quella di opporsi ai due "mali gemelli" del FMI: la "Shock Therapy" e "il capitalismo disastroso", entrambi parti fondamentali di ciò che conosciamo come “Consenso di Washington”. Questi fenomeni includono la privatizzazione e la vendita come rottami delle istituzioni, una volta che sono entrate nel collasso politico/economico mentre, simultaneamente, richiedono una “liberalizzazione economica”, che altro non è se non un termine in codice che sta per austerità da un lato e saccheggio dall'altro. Tali politiche possono solamente essere implementate in tempi di profonda crisi o vicini al collasso totale, sia per motivi politici-economici che per disastri naturali. E' stato fatto innumerevoli volte, dal Cile nel 1973 a New Orleans dopo l'uragano Katrina, fino ad oggi ad Haiti.

Comunque, il più infame, e significativo a livello globale, esempio di questa terapia dello shock e capitalismo disastroso è avvenuto in Russia negli anni 90. Là, le istituzioni della vecchia potenza furono svestite dei loro più preziosi componenti e venduti sul mercato mondiale, in primis agli investitori europei ed americani attraverso intermediari di una classe parassita che è nota come “oligarchi russi”. Questa formazione che riguarda una nuova elite di capitalisti che si erge sulle rovine di una nazione ex-socialista (il grado con il quale l'Unione Sovietica è stata veramente socialista non sarà messo in discussione qua) è il modello tipico per capire come funzioni questo capitalismo disastroso. Quelli di sinistra che in apparenza si opposero alle politiche simili in Sud America ed altrove, hanno convenientemente dimenticato la dura strada che la Russia ha dovuto percorrere per riconquistare la sua rilevanza mondiale.

Il loro ragionamento li porta a pensare che una serie di oligarchi siano stati sostituiti da altri guidati dal presidente Putin. Naturalmente, convenientemente trascurano la parte della ri-nazionalizzazione di certe industrie vitali, che hanno rimesso in moto l'economia russa, innalzando il tenore di vita dalla deplorevole condizione dei primi anni 90, migliorato le infrastrutture, i servizi medici e così via. Tutte queste cose, dovete sapere, le condizioni materiali della vita di milioni di persone, in qualche modo sono diventate irrilevanti messe a confronto con un'ortodossia apparentemente moribonda.

4. SECONDA GUERRA MONDIALE E DIFESA DELLA MEMORIA STORICA.

Sin dalla fine dell'Unione Sovietica, molte fazioni di destra, reazionarie e spesso fasciste, sono emerse nell'ex blocco sovietico. Questi movimenti, lontani dal perseguire “valori conservatori” in qualche modo riconoscibili all'occidente, hanno piuttosto radicato le loro politiche in un veemente odio verso l'Unione Sovietica/Russia ed il comunismo in generale. Il loro odio non è comunque l'effetto di una ricerca di motivazioni storiche, ma piuttosto in un viscido tentativo di riscrivere la storia, ritraendo se stessi e gli antecedenti fascisti come “patrioti in lotta contro il Bolscevismo”.

L'occultamento della storia è stato vigorosamente promosso dagli Stati Uniti e da molti suoi leccapiedi europei i quali, per ragioni politiche, vogliono che il racconto della storia venga riscritto in tal modo da equiparare il comunismo sovietico al fascismo/nazismo. Non ci vuole molto per intuire i piani dietro a questo comportamento. Facendo un simile paragone, gli Stati Uniti sono così in grado di presentare sé stessi come il più grande eroe del ventesimo secolo, avendo sconfitto i “mali gemelli”, ossia fascismo e comunismo. Certamente, questa montatura storica è quella che viene fatta passare per verità ai nostri giorni in occidente.

Forse questi piani, compresi da molti nella vera sinistra, seppur sempre più dimenticati dalla "sinistra del ventunesimo secolo", vanno ben oltre l'apparente supporto illimitato che l'occidente fornisce all'Ucraina dove, proprio più di 70 anni fa, i fascisti fronteggiarono i Sovietici/Russi. Certamente, dovremo ricordare che all'Ucraina nazista, seguace del degenerato collaboratore Bandera, non importa che la Russia sia comunista, per loro sono i “Moscoviti” (dispregiativo termine per i russi) che devono essere epurati dalla nazione. E' questo odio cieco per la Russia che gli Stati Uniti apprezzano, tanto che è la principale ragione per cui sono descritti come “nazionalisti” e non come nazisti.

Anche l'Olocasto è essenziale per la storia. Il settantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz per opera dell'Armata Rossa è stato appena celebrato, ma forse è fondamentale determinare quanto della storia è stato cancellato. Dopotutto, sono stati i sovietici a liberare la maggior parte dei campi di sterminio, incluso Auschwitz, e dopo 70 anni la Russia non è stata invitata a commemorare l'evento. Negli stati baltici, come in Ucraina, senti parlare di monumenti che commemorano gli “eroi” che “combatterono contro il comunismo”. Ma chi sono questi eroi? E quando hanno “combattuto il comunismo?” Questa parte è stata convenientemente lasciata fuori dalla storia, affinchè il velo storico di amnesia sia alzato per scoprire che questi monumenti sono ai Nazi e ad altri fascisti.

Così, questi monumenti ai perpretratori e ai partecipanti al peggior genocidio della storia, quello che intendeva epurare ebrei, omosessuali, handicappati mentali ed altri “indesiderati” dalla faccia della terra. In città come Lviv, l'esistenza stessa dell'olocausto viene respinta. Non ci fu alcuna retata di ebrei per le strade. Non ci furono saluti ai nazisti invasori. Non ci fu collaborazione. O così vorrebbero farci credere. E Stati Uniti ed Europa permettono che questa versione si inasprisca, come un infezione che si propaga per tutto il corpo dell'Europa politica.

Solo la Russia sta contrastando questa ri-scrittura della storia, ricordando a tutti che la “Grande Guerra Patriottica” fu la salvezza dell'Europa, la salvezza di milioni di ebrei, la salvezza della libertà. Questo si scontra con la Russofobia, creando una sorta di dissonanza cognitiva che sta diventando troppo intensa oggigiorno.

5. SUPPORTO POLITICO PER LE VITTIME DELL'IMPERIALISMO AMERICANO.

C'è un'innegabile tendenza che si sta manifestando, vale a dire che i paesi assaliti dall'Impero ora hanno un amico, anche solo per convenienza politica, in Russia. Dal momento che Mosca è divenuta più risoluta in politica estera, ha sempre più iniziato ad ergersi come paladina delle nazioni sotto attacco. Così, la Russia è stata il solo potere (con la Cina al suo seguito) a bloccare le aggressioni Usa in Siria. La Russia ha teso una mano amica alla Nord Corea. La Russia ha mantenuto rapporti amichevoli con Venezuela, Bolivia, Nicaragua ed Ecuador. La Russia ha continuato ad espandere una cooperazione militare, politica ed economica con l'Iran. Questi non sono sviluppi insignificanti perché rappresentano una crescente consapevolezza in Mosca ed in tutto il mondo che la Russia desidera porsi come contrappeso all'egemonia americana ed alle sue ambizioni geopolitiche.
Certamente, la Russia ha ragioni personali per fare ciò, come tutti gli stati prendono le proprie decisioni politiche. Comunque, è ugualmente vero che la Russia vede sempre più il prorpio ruolo come difensore dei paesi vittime di Usa-NATO-UE.

L'importanza di questo comportamento deciso nel difendere tali Stati è probabilmente meglio illustrato da un esempio negativo: la Libia. Nel 2011 la Russia, sotto il presidente Medvedev, scelse di non porre il veto alla risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza che autorizzava una “no fly zone” sulla Libia che, senza alcuna sorpresa, fu immediatamnte trasformata in una vera e propria autorizzazione alla guerra. Il rifiuto della Russia al veto – decisione che Medvedev ha ammesso essere stata sbagliata – è una delle principali ragioni per cui gli Usa-NATO furono in grado di muovere guerra contro la Libia, rovesciare Gheddafi, piombare una nazione nel caos e destabilizzare l'intera regione. Se la Russia avesse posto il veto e non ci fosse stata alcuna risoluzione? Lo stato libico esisterebbe ancora piuttosto che esserci il caotico stato che c'è oggi? Tutte quelle armi letali sarebbero cadute nelle mani di Al-Quaeda nel Maghreb islamico (AQUIM), Boko Haram ed altri gruppi terroristici? Il Nord Africa sarebbe tutt'oggi pericoloso? Le risposte sono spiacevolmente ovvie.

La Russia è vitale nel mantenere la stabilità e una sembianza di resistenza all'Impero occidentale. Le decise e forti risposte ad Europa ed America dimostrano che probabilmente, finalmente, l'elite politica russa sta iniziando a realizzarlo. Forse hanno finalmente capito che piuttosto di diventare melensi nei confronti dei “partners occidentali” e cercare in ogni modo di integrarsi in un sistema filo-occidentale, devono colpire per conto proprio, lasciare la propria scia, e mostrare un pò di spina dorsale agli Stati Uniti.

Se è vero che l'elite politica russa ha finalmente compreso la propria importanza globale, il mondo ne beneficierà. Con la speranza che pure qualche sedicente sinistroide se ne renda conto. In caso contrario, dovrebbero smettere di chiamarsi anti-imperialisti, e piuttosto ammettere ciò che veramente sono.... il fianco sinistro dell'impero.

Eric Draitser, 20.02.2015

martedì 24 febbraio 2015

INTERVENTO DI LAVROV ALL'ONU


Riportiamo qui di seguito la traduzione completa dell’importante intervento del ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, al dibattito di ieri al Consiglio di Sicurezza dell’ONU sul tema: "Mantenimento della Pace internazionale e sicurezza: riflettere sulla storia, ribadire il forte impegno per gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite".

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SERGEY LAVROV, MINISTRO DEGLI ESTERI DELLA RUSSIA:

"Grazie, Signor Presidente,

Vorrei innanzi tutto cominciare esprimendo la mia gratitudine al Ministro degli Esteri della Cina, Wang Yi, per l'organizzazione di questo dibattito aperto. Il suo ordine del giorno è molto significativo: in vista del 70° anniversario delle Nazioni Unite, ci permette di valutare criticamente le relazioni internazionali e di discutere i modi per superare i problemi sistemici accumulati.

La Carta delle Nazioni Unite, che è stata il risultato della grande vittoria sul nazismo, è stata ed è la pietra angolare del sistema delle relazioni internazionali. Gli obiettivi, i principi e le regole sigillati nella Carta sono una fonte vitale del diritto internazionale, sono la base del codice di condotta sulla scena internazionale e le fondamenta della sempre crescente quantità di trattati e accordi internazionali. Certo, l'ONU non è un'organizzazione ideale. Ma, come ha detto Dag Hammarskjöld, "Le Nazioni Unite non sono state create per portarci in paradiso, ma per salvarci dall'inferno".

Per la prima volta, la Carta delle Nazioni Unite ha formulato i principi per la creazione di un meccanismo operativo per governare il mondo attraverso il coordinamento delle posizioni delle nazioni principali. In altre parole, ha formulato gli elementi chiave di un ordine mondiale policentrico. Per i primi quattro decenni dalla sua istituzione, l'ONU ha operato in condizioni di duro confronto bipolare. Tuttavia, la fine della Guerra Fredda ha tolto gli ostacoli oggettivi affinché il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite diventi una struttura efficace per sintetizzare la volontà collettiva della comunità internazionale.

Purtroppo, il cammino verso questo obiettivo si è rivelato molto più difficile e tortuoso di quanto avessimo immaginato 25 anni fa. Abbiamo visto numerose violazioni dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite, tra cui l'indipendenza e l'uguaglianza sovrana delle nazioni, la non-ingerenza nei loro affari interni e la risoluzione pacifica delle controversie. Mi riferisco al bombardamento della Serbia, all'occupazione dell'Iraq sotto un pretesto chiaramente falso le cui conseguenze sono un pesante fardello per il popolo iracheno, così come le grossolane manipolazioni del mandato del Consiglio di Sicurezza che hanno portato alla distruzione e al caos in Libia.

Tutto questo è conseguenza dei tentativi di pretendere la dominazione negli affari internazionali, di dirigere tutti e ovunque, di usare la forza militare unilateralmente per promuovere i propri interessi egoistici; queste azioni contraddicono i principi alla base delle Nazioni Unite e la tendenza oggettiva al decentramento del potere economico e politico globale.

Nel perseguire l'obiettivo illusorio del dominio mondiale, stanno utilizzando una vasta gamma di metodi detestabili, come la forte pressione sugli stati sovrani e i tentativi di imporgli soluzioni e principi politici, economici ed ideologici. Per coloro che "si comportano male", loro hanno un metodo per ispirare disordini interni e per promuovere il cambio di regime. Un esempio di questo è stato l'aperto incoraggiamento di un colpo di stato incostituzionale in Ucraina, lo scorso anno.

Tentativi consistenti sono stati fatti per trasformare il Consiglio di Sicurezza in un ufficio timbri delle decisioni del "leader", e quando questi tentativi falliscono, loro cercano di togliere al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la possibilità di sviluppare la politica fondamentale che è di sua competenza: il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Allo stesso tempo, loro ignorano completamente gli ultimi frutti dell’uso unilaterale della forza militare, che ha spinto il Medio Oriente e il Nord Africa nell'instabilità e nel caos, in gran parte portando alla creazione di un terreno fertile per la crescita dell'estremismo.

Secondo la Carta delle Nazioni Unite, solo il Consiglio di Sicurezza ha il potere di adottare misure repressive contro gli stati. Le misure restrittive unilaterali, i tentativi di applicazione extraterritoriale delle legislazioni nazionali, non sono altro che una manifestazione della tendenza arcaica a pensare in termini di blocchi. Esse contribuiscono ad accumulare il potenziale di un confronto nelle relazioni internazionali e a complicare la ricerca comune di soluzioni ai problemi che si pongono.

Il clima internazionale è seriamente peggiorato a causa della guerra dell’informazione attraverso l'uso dei media globali, internet e i social-media. Sono convinto che la libertà di parola e di espressione non debba essere utilizzata per giustificare la manipolazione con l’informazione, il lavaggio del cervello e le attività sovversive contro le istituzioni e le politiche degli altri Stati, o per fomentare conflitti religiosi.

Ora è il momento di rispondere ad una domanda: Vogliamo davvero che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sia uno strumento efficace e influente per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, o vogliamo permettere che diventi una piattaforma di confronto propagandistico escludendo il Consiglio di Sicurezza dalla ricerca di soluzioni internazionali vitali? Se quest’ultima volontà si realizzerà, si avrà inevitabilmente un impatto negativo sulle altre organizzazioni internazionali e regionali, riducendo ulteriormente le possibilità di trovare soluzioni ai problemi attuali.

Crediamo che sia necessario adottare immediatamente misure decisive per respingere i “doppi standard” nella politica mondiale, per ridare al Consiglio di Sicurezza il ruolo di organismo principale nel coordinamento degli orientamenti collettivi, basandosi sul rispetto della diversità delle culture e delle civiltà del mondo moderno e la democratizzazione delle relazioni internazionali.

Tutti devono accettare il fatto che i popoli abbiano il diritto di scegliere autonomamente il proprio futuro senza interferenze straniere nei loro affari interni. A questo proposito, suggerisco la possibilità di riaffermare e rafforzare le pertinenti disposizioni della Dichiarazione 1970 sui Principi del Diritto Internazionale concernenti le “Relazioni Amichevoli e la Cooperazione tra gli Stati”, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite. L'attenzione dovrebbe essere posta sull’inaccettabilità del sostegno ai cambiamenti incostituzionali di governo. Dobbiamo accettare di utilizzare la Carta delle Nazioni Unite per la gestione comune dei rischi nelle relazioni internazionali, sempre più complesse. Nei primi anni ‘90, il Segretariato delle Nazioni Unite ha preparato un manuale sulla soluzione pacifica delle controversie tra gli Stati. Forse abbiamo bisogno di aggiornare questo manuale in modo che incorpori l'esperienza che abbiamo accumulato dalla sua adozione.

Risultati positivi sono assicurati solo quando i membri del Consiglio di Sicurezza lavorano insieme per trovare soluzioni che possono aiutarli a coordinare le loro posizioni. È su questa base che abbiamo affrontato le questioni chiave del disarmo chimico in Siria e le misure per resistere ai terroristi stranieri. L'altro giorno il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato, su iniziativa della Russia, la risoluzione 2199, progettata per impedire ai gruppi terroristici di beneficiare dal commercio di petrolio. Un altro esempio recente è il dispiegamento di nuove missioni di pace in Mali e nella Repubblica Centroafricana. Ora noi programmiamo di affrontare direttamente un altro problema doloroso in Africa, la minaccia terroristica proveniente da Boko Haram. Ci auguriamo che il gruppo speciale di alto livello creato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite fornisca raccomandazioni su come aumentare l'efficacia degli sforzi delle missioni di pace dell’ONU.

In generale, ci fa bene esaminare le sfide e le minacce globali che possono essere affrontate solo collettivamente. Una delle priorità di questa lista, è la minaccia del terrorismo e dell'estremismo, che è cresciuto ad una scala senza precedenti, soprattutto in Medio Oriente e in Nord Africa, e che si è diffuso in Africa del Sud, in Asia e in Europa. Le azioni unilaterali non hanno futuro, come abbiamo visto. Questo problema deve essere affrontato nel quadro delle Nazioni Unite. Siamo contro il decentramento degli sforzi antiterroristici e contro l’imposizione alla comunità internazionale di piani d’azione che si sono sviluppati in un contesto non-partecipativo.

Mi auguro che useremo questi dibattiti aperti per discutere seriamente il futuro delle Nazioni Unite in quanto meccanismo vitale per la regolazione dei rapporti internazionali”.



lunedì 23 febbraio 2015

LAVROV SULLE SANZIONI


Lavrov: le sanzioni unilaterali ostacolano la risoluzione dei problemi globali

Le sanzioni unilaterali contribuiscono ad alimentare le tensioni nelle relazioni internazionali e ad impedire ai paesi di risolvere insieme i problemi, ha detto quest’oggi il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov.

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23 febbraio 2015/ Sputnik/. Le sanzioni che i paesi decretano unilateralmente gli uni contro gli altri non fanno che aumentare la negatività nelle relazioni internazionali e solo il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è autorizzato ad imporre delle misure restrittive, ha detto lunedì il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov all’incontro al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

"Le misure restrittive unilaterali, i tentativi di applicazione extraterritoriale delle legislazioni nazionali, non sono altro che una manifestazione della tendenza arcaica a pensare in termini di blocchi. Esse contribuiscono ad accumulare il potenziale di un confronto nelle relazioni internazionali e a complicare la ricerca comune di soluzioni ai problemi che si pongono", ha detto Lavrov durante il dibattito in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

"Secondo la Carta delle Nazioni Unite, l’utilizzo del meccanismo delle sanzioni è di esclusiva competenza del Consiglio di Sicurezza", ha affermato il capo della diplomazia russa.

Per Lavrov è anche necessario adottare misure per respingere i “doppi standard” nella politica mondiale. "Crediamo che sia necessario adottare immediatamente misure decisive per respingere i “doppi standard” nella politica mondiale, per ridare al Consiglio di Sicurezza il ruolo di organismo principale nel coordinamento degli orientamenti collettivi, basandosi sul rispetto della diversità delle culture e delle civiltà del mondo moderno e la democratizzazione delle relazioni internazionali". 

(Nella foto: Sergei Lavrov durante l'intervento di oggi presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite)

TROVA LE DIFFERENZE


venerdì 20 febbraio 2015

DISOCRSO PER IL "GIORNO DEI DIFENSORI DELLA PATRIA"




Vladimir Putin ha partecipato nel pomeriggio di oggi ad un ricevimento di gala presso il Gran Palazzo del Cremlino per celebrare il “Giorno dei Difensori della Patria”, che la Russia festeggia il 23 febbraio. Il Presidente si è congratulato con i veterani, con le forze armate militari e con il personale civile per la festa imminente.
All'inizio della giornata, il Presidente Putin ha consegnato ai veterani le medaglie per commemorare il 70° anniversario della vittoria nella Grande Guerra Patriottica del 1941-1945 (vedi post più sotto).
* * *
Discorso al ricevimento di gala per celebrare il “Giorno dei Difensori della Patria”
PRESIDENTE DELLA RUSSIA VLADIMIR PUTIN: 
“Buon pomeriggio, compagni e veterani.
Ci incontriamo alla vigilia del “Giorno dei Difensori della Patria”. Voglio iniziare congratulandomi con il personale militare e civile delle nostre forze armate e con i nostri onorati veterani per questa festa imminente.
In questo giorno, è nostra tradizione onorare coloro che si sono dedicati al servizio militare, coloro che hanno fatto della difesa della sovranità e della sicurezza del nostro Paese, della protezione del nostro popolo, il senso e lo scopo della loro vita; oltre ad onorare coloro che indossano la divisa con onore e portano avanti il loro dovere e le loro funzioni con merito.
La Russia ha sempre avuto un grande rispetto per la professione militare che, come ha detto Pietro il Grande, è la più importante in quanto fondamentale per la difesa della Patria. La nostra nazione è sempre stata orgogliosa dei suoi impavidi soldati. In vari momenti della storia, essi non hanno permesso al nemico di conquistare la Russia, l’hanno protetta dalle invasioni e non hanno risparmiato nessun sacrificio per difendere ogni centimetro del loro suolo natio.
Presto, il 9 maggio, si celebrerà il 70° anniversario della Vittoria sul nazismo. Questa è una data sacra per noi. È stato il nostro popolo e l'esercito sovietico che ha dato il contributo decisivo alla lotta contro il nazismo.
È stato il coraggio dei nostri soldati e dei nostri ufficiali nelle battaglie di Mosca e Stalingrado, Kursk, Varsavia, Leningrado, Budapest e infine Berlino, che ha permesso di sconfiggere le truppe migliori dell'aggressore.
Nelle battaglie più feroci, non solo le nostre truppe hanno scacciato i nazisti dalla nostra terra, ma hanno continuato conducendo la grande missione liberatrice della liberazione dell'Europa dalla schiavitù e poi hanno sferrato un colpo contro l'aggressore nell’Estremo Oriente, facendo risuonare la vittoriosa nota finale di tutta la seconda guerra mondiale.
Questi non sono solo fatti storici, ma il ricordo che vive in ogni famiglia russa, e questa è la nostra storia, che difenderemo dalle menzogne e dall’oblio.
Sono sicuro che coloro che servono nell'esercito russo di oggi e quelli che si uniranno nelle sue fila in futuro, e che serviranno sotto i nostri stendardi di battaglia, guarderanno sempre all'esempio dei vincitori e non indietreggiare o si ritireranno mai.
Compagni, tutti sappiamo bene quanto grande sia la responsabilità, oggi, delle nostre forze armate, di tutti i nostri servizi di sicurezza e delle forze dell'ordine. Essi sono responsabili della pace del nostro paese, della sua sicurezza e del suo solido sviluppo.
Nessuno dovrebbe nutrire illusioni sul fatto che sia possibile ottenere la supremazia militare sulla Russia o che sia possibile usare pressione contro di noi in qualsiasi modo o forma. La Russia avrà sempre una risposta adeguata a tali azioni sconsiderate.
I nostri soldati e ufficiali hanno mostrato che essi sono pronti ad agire con decisione, con coordinata precisione, con professionalità e coraggio, per portare a termine anche le missioni più difficili e insolite, come si addice ad un esercito moderno, ben addestrato ed esperto, che conserva le sue tradizioni e lo spirito militare ed è in costante miglioramento e stabilisce i più elevati standard moderni come suo riferimento.
Abbiamo fatto molto in questi ultimi anni per rendere il nostro sistema di comando militare più efficiente e per costruire gruppi di truppe nelle aree di maggiore importanza strategica. Stiamo realizzando con successo un ambizioso programma per modernizzare l'esercito e la marina, compresa la modernizzazione attiva delle nostre difese aeree e spaziali, e delle forze nucleari. Questa è la garanzia della parità globale.
Noi continueremo a fare tutto il necessario per garantire che le forze armate continuino a innalzare le loro capacità. Voglio sottolineare che porteremo avanti i nostri piani di sviluppo militare in qualsiasi circostanza, e non ci dovrebbe essere alcun dubbio su questo.
Le autorità statali continueranno anche ad attuare il programma per realizzare buone condizioni per il servizio militare, compresa la costruzione di alloggi permanenti e di servizio, ampliando il sistema del servizio sanitario e sociale, e lo sviluppo di presidi moderni.
Amici, lasciate che mi congratuli con voi per la festa imminente. Voglio offrire i miei più vivi rallegramenti alle vostre famiglie e ai vostri cari, a tutti coloro che sono il vostro supporto fidato nelle vostre vite e nel vostro lavoro.
Sono sicuro che i soldati e gli ufficiali della Russia continueranno a garantire in modo affidabile la vita pacifica del nostro popolo e a proteggere l'indipendenza del nostro grande paese e gli interessi nazionali.
Vi auguro successo!”
(Nelle foto: Putin quest'oggi al ricevimento di gala per celebrare il “Giorno dei Difensori della Patria”)
Video: Russia: Putin vows military parity with all, whatever the circumstance https://www.youtube.com/watch?v=mWtiJ6P-cWs

ANALISTA FRANCESE INOVCA ALLEANZA PARIGI-BERLINO-MOSCA

Analista francese invoca de Gaulle e l’alleanza Francia-Germania-Russia
L'analista ha sottolineato come il blocco tripartito "sia l'unica possibilità per l'Europa di sbarazzarsi del protettorato degli Stati Uniti e di diventare, nelle parole del Generale de Gaulle, un’ “Europa libera”.
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PARIGI, 20 febbraio/TASS/. Francia e Germania, seguendo la tradizione storica, dovrebbero lavorare alla formazione di un'alleanza con la Russia, ha affermato questo venerdì il prominente scrittore e politologo francese Eric Zemmour sul giornale Le Figaro. 
"La NATO sta facendo tutto il possibile per presentare la Russia come un nemico dell'Occidente e quindi per giustificare la sua esistenza", ha scritto Zemmour. "Fortunatamente, la Francia e la Germania, hanno bloccato per tempo l’adesione dell'Ucraina alla NATO, e questo è un fatto positivo", ha detto il giornalista.
"Ora che hanno finalmente coordinato le loro posizioni sulla stabilizzazione delle relazioni con Mosca, non devono fermarsi a metà strada, ma devono muoversi verso la formazione di un'alleanza tripartita con la Russia", ha detto Zemmour, ricordando i numerosi sforzi compiuti in passato da "re, imperatori e presidenti" dei tre paesi per istituire una tale alleanza.
L'analista ha sottolineato che il blocco tripartito "sarà l'unica possibilità per l'Europa di sbarazzarsi del protettorato degli Stati Uniti e di diventare, nelle parole del generale de Gaulle, un’ “Europa libera”"
"Un’alleanza con la Russia è assolutamente necessaria per la lotta contro gli islamisti in Siria, Libia, Iraq, Mali, nella Repubblica Centrafricana, in Nigeria, Pakistan e Afghanistan, dove questi estremisti stanno cercando non solo di cancellare tutte le tracce della presenza occidentale e cristiana, ma anche di spianare la strada per portare la guerra nel territorio europeo ", ha aggiunto Zemmour.


CONSEGNA DELLE MEDAGLIE AI VETERANI DELLA GRANDE GUERRA PATRIOTTICA

Consegna delle medaglie commemorative ai veterani della Grande Guerra Patriottica


A ridosso della festività del “Giorno dei Difensori della Patria”, che cadrà il 23 febbraio, Vladimir Putin ha consegnato quest'oggi ai veterani di guerra, le medaglie commemorative del 70° anniversario della vittoria nella Grande Guerra Patriottica del 1941-1945. 
I veterani invitati alla cerimonia al Gran Palazzo del Cremlino hanno incluso gli eroi dell'Unione Sovietica, i Cavalieri di 1° grado dell'Ordine della Gloria e i partecipanti alle battaglie chiave della Grande Guerra Patriottica.
La Medaglia commemorativa del 70° anniversario della vittoria nella Grande Guerra Patriottica del 1941-1945 è stata istituita con decreto presidenziale nel 2013. Viene assegnata ai partecipanti alle battaglie sui fronti della Grande Guerra Patriottica, ai membri dei gruppi della resistenza partigiana e clandestina, alle persone che si sono prodigate sul fronte interno, ai bambini allora prigionieri dei campi di concentramento e dei ghetti, e agli stranieri che hanno combattuto nelle file dell'Armata Rossa.
La cerimonia di premiazione presso il Cremlino è il primo di una serie di eventi simili che si svolgeranno in Russia fino al 9 maggio 2015.
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Discorso tenuto durante la consegna delle medaglie commemorative ai veterani della Grande Guerra Patriottica
PRESIDENTE DELLA RUSSIA VLADIMIR PUTIN: 
“Amici, veterani,
il 2015 segna il 70° anniversario della vittoria del popolo sovietico nella Grande Guerra Patriottica. Questa è una data gloriosa che l'intero paese festeggia, e oggi si tiene il primo di una serie di eventi per commemorare il Giorno della Vittoria.
Oggi, a ridosso di un’altra importante festa per tutto il nostro paese, il “Giorno dei Difensori della Patria”, stiamo consegnando queste medaglie alle persone che hanno preso parte alla Grande Guerra Patriottica. Questo è un grande onore per me.
Stiamo consegnando le medaglie per commemorare i 70 anni da quando abbiamo raggiunto la nostra Vittoria. È altamente simbolico che questa cerimonia si svolga qui, al Cremlino di Mosca, nella sala di San Giorgio, che è dedicata alla memoria della gloria militare della Russia.
Cari veterani, la vostra vita e le vostre realizzazioni sono una parte inalienabile di questa gloria. I vostri nomi e i nomi dei vostri compagni al fronte sono preziosi, e a noi cari, tanto quanto i nomi che brillano in oro su queste pareti.
Siete andati in battaglia in quello che era il momento più difficile e in quella che è stata la più crudele delle guerre nella storia dell'umanità e del nostro paese, e avete sopportato e vinto, attraversato difficoltà e privazioni, voi vi siete sacrificati e avete speso fino all'ultima goccia della vostra forza. Avete salvato la nostra patria e avete compiuto la missione liberatrice più nobile che il mondo intero ricordi a dispetto di tutto.
Siete andati al fronte seguendo il richiamo della vostra coscienza e avete combattuto fino alla morte per ogni centimetro della nostra terra natale. Dopo aver distrutto il nemico, avete lavorato disinteressatamente, spalla a spalla, per ricostruire il paese e renderlo una vera grande potenza.
L'esempio che ci avete dato di unità, forza di spirito, coraggio disinteressato e impegno a lavorare per il bene della nostra patria, vivrà sempre nei nostri cuori.
È attraverso il vostro esempio, di soldati vittoriosi, che noi impariamo ad amare e ad essere fieri del nostro paese. Impariamo dal vostro esempio di amicizia e di duro lavoro, ad imparare ad affrontare la vita, a lavorare e ad essere persone come voi - con sincerità, responsabilità e onestà.
I valori morali che avete forgiato e il vostro senso di spirito civico e di partecipazione non vi consentono di rimanere in disparte dalla vita pubblica del nostro paese.
Molti di voi sono impegnati in un lavoro patriottico attivo ed educativo con i giovani. È molto importante che i giovani abbiano la possibilità di conoscere la verità sulla Grande Guerra Patriottica e di sentirla direttamente da voi, le persone che hanno partecipato a questi eventi. Con il vostro aiuto, possono comprendere la profondità e l'estensione degli eventi di quei tempi e giudicare correttamente, trarre le giuste conclusioni, in modo che mai più le idee mostruose del nazismo entrino nella testa delle persone.
Cari veterani, la vostra esperienza e la vostra conoscenza sono un tesoro duraturo per noi e vi siamo grati che siate così generosi con questo tesoro e che, nonostante il passare degli anni, rimaniate nelle fila dei difensori più accaniti della nostra patria.
M’inchino davanti ai veterani della Grande Guerra Patriottica ed esprimo tutta la profonda gratitudine dell'intera nazione russa.
Lasciate che vi auguri buona salute, prosperità, cura e attenzione dai vostri cari, e lunga vita.
Grazie mille”.
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(Nelle foto: Vladimir Putin, quest'oggi, alla cerimonia di consegna delle medaglie commemorative ai veterani della Grande Guerra Patriottica)
(Video: Russia: Putin awards WWII veterans with 70th Anniversary of Victory medals

Vladimir Putin presents WWII veterans with medals https://www.youtube.com/watch?v=SgGV2G_V0RE)

mercoledì 4 febbraio 2015

NON ARMARE L'UCRAINA


NON ARMARE L’ UCRAINA

La crisi ucraina è iniziata un anno fa, ed è evidente che la Russia sta vincendo la partita su quasi tutta la linea. 

E ciò perché a) le sanzioni contro Putin non hanno funzionato; b) l’ economia ucraina si sta disintegrando; c) le forze armate di Kiev non reggono il confronto militare e cedono sempre più terreno ai separatisti dell’ Est; d) il resto del mondo ed i cittadini europei disapprovano questo ripristino immotivato della guerra fredda.

A dispetto di ciò, un coro di voci che vanno dai generali della NATO agli interventisti liberali e della destra USA, fino a un gruppo di piccoli paesi europei più la Polonia, premono per armare l’ Ucraina, dotandola delle armi più avanzate.






Si sbagliano. E di grosso. E più si ostineranno a proseguire lungo questa strada, più lo sbaglio si ingrandirà. Inviare armi all’ Ucraina non salverà il suo esercito dalla sconfitta e porterà solo ad una escalation dei combattimenti, delle distruzioni e delle morti. 

Perché?

Perchè la Russia risponderà colpo su colpo. Se Kiev riceverà i missili Javelin, i ribelli riceveranno i 9M133 Kornets. Se da un lato ci saranno i radar capaci di individuare l’ origine dei proiettili, lo stesso accadrà dall’ altro lato. Anzi, è già accaduto.

Il gioco è altamente pericoloso, soprattutto perché la Russia si è dotata di recente di una possente macchina bellica convenzionale, dispone di migliaia di armi nucleari ed è impegnata a difendere un interesse strategico vitale. E gli americani no. Perché stanno ad 8mila chilometri di distanza, non sono minacciati da nessuno, e la maggioranza di loro non saprebbe neppure trovare l’ Ucraina su una carta geografica.

Ma neppure noi siamo minacciati, ed è per questo che, stando ai polls sulla Russia e l’ Ucraina, i cittadini europei non stanno ascoltando né i loro governi né i media che sembrano aver perso la testa in un delirio antirusso.

In conclusione, perciò, non esiste alcuna seria possibilità da parte euro-americana di vincere un confronto militare sull’ Ucraina sconfiggendo la Russia su un campo di battaglia.

La Merkel è ben consapevole di questo fatto, e non ne fa mistero. La Francia, l’ Italia, il Regno Unito ed altri paesi europei ne sono pure edotti, ed è soprattutto per questo che l’ altro giorno i ministri della difesa riuniti a Bruxelles hanno concordemente escluso l’ opzione militare sulla crisi ucraina.

Ma i fans delle armi all’ Ucraina hanno una seconda linea di argomentazione. 

Il nostro obiettivo, dicono, non deve essere la sconfitta militare della Russia, ma fare in modo che il costo del conflitto diventi così alto da costringere Putin a retrocedere. Fino ad obbligare Mosca a ritirare le sue truppe dall’ Ucraina, consentendole così di esercitare la sua scelta occidentale entrando nell’ Unione europea e nella NATO.

Ma anche questa strategia è sbagliata. Chi la propone non riesce a capire una cosa basilare. La leadership del Cremlino è convinta che ad essere in ballo in Ucraina sono gli interessi strategici fondamentali del paese, in difesa dei quali è pronta a sopportare ogni costo. Qualunque sia la punizione l’ Occidente creda di poterle imporre, perciò, la Russia reagirà con tutte le sue forze. 

Chi crede di poter alzare la posta militare contro la Russia non sa calcolare altre conseguenze. Quali l’ allargamento della ribellione ad altre aree dell’ Ucraina, e gli effetti devastanti sulla popolazione civile di un paese già in ginocchio economicamente e moralmente. 

Oppure la possibilità che la Russia si senta ad un certo punto messa in un angolo, e tenti di ribaltare la situazione agitando lo spettro nucleare. E’ vero che l’ incoscienza del senatore McCain e di altri suoi colleghi che pensano di essere gli unici depositari del’ assoluto morale e nucleare sembra non avere limiti, ma occorre che qualcuno si decida a farli ragionare. 

L’ unica via d’ uscita dalla crisi ucraina, allora, è quella diplomatica, e l’ Europa sembra decisa a perseguirla. I maggiori paesi dell’ Unione si sono dissociati dagli Stati Uniti e non invieranno armi a Kiev, ma il loro problema è che non sanno cosa fare per chiudere la crisi.

O meglio, hanno intravisto fin dall’ inizio la soluzione ma non hanno elaborato la roadmap per raggiungerla. Forse perché la coscienza di molti leader europei è offuscata dall’ illusione - perseguita copertamente dal 2009 attraverso la cosiddetta “politica del partenariato orientale” – di far uscire l’Ucraina dall’ orbita della Russia, incorporarla nell’ Occidente euroamericano e pretendere che il governo russo stia a guardare. 

Per salvare l’ Ucraina, e con ciò ristabilire un buon rapporto con un paese europeo e amico come la Russia, dovremmo spingere perché l’ Ucraina diventi un paese neutrale, non allineato né con la Russia né con la NATO, come l’ Austria e la Finlandia durante la guerra fredda. Un paese federale, che riconosca larga autonomia alle sue componenti linguistiche, storiche e culturali. Un Ucraina da ricostruire con la cooperazione della Russia, e da liberare dalla presa mortale dell’ oligarchia.

Occorre invitare la Russia in questa direzione, che comporta la cessazione dell’ uso delle armi nell’ Ucraina dell’ Est e il ritorno di questa regione sotto la sovranità di Kiev. Nel massimo rispetto dell’ autonomia della regione del Donbass, e proteggendo il diritto di uso della lingua russa. 

E per quanto riguarda la Crimea, lasciamola com’è: una vittima dello sconsiderato tentativo di usare la NATO e l’ Unione europea contro la Russia, per dividerla da noi invece di creare una casa comune eurasiatica.

Pino Arlacchi (Ex Vicesegretario Generale ONU. Professore Ordinario di Sociologia).