domenica 1 marzo 2015

DISCORSO DI LAVROV ALL'ACCADEMIA DIPLOMATICA RUSSA

Riportiamo qui di seguito la traduzione completa dell’importante intervento tenuto dal Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, all’udienza di venerdì scorso presso l’Accademia Diplomatica russa. 
In un post successivo pubblicheremo alcune delle risposte più significative fornite dal Ministro alle domande degli uditori. 

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“Signor Bazhanov, signore i signori,
sono felice, ancora una volta, di visitare il "vecchio edificio del fiume Moskva", che è strettamente associato con i miei anni di studio e di gioventù.
Le relazioni internazionali stanno ora percorrendo un periodo di transizione difficile. Pochi giorni fa, il 23 febbraio, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dibattuto sulla necessità di confermare l'impegno per gli obiettivi e i principi della Carta delle Nazioni Unite, al fine di mantenere la pace e la sicurezza: un tema di attualità (cfr. l’intervento completo di Lavrov al dibattito del 23 febbraio alla Nazioni Unite, al seguente post: https://www.facebook.com/VladimirPutinItalianFanClub1/photos/a.678189362293432.1073741828.678177775627924/691125237666511/?type=1&theater NdT). La questione rivela ancora la diversità degli approcci adottati per garantire la stabilità e la sicurezza negli affari globali.
Purtroppo, l'ultimo quarto di secolo è stato testimone di sistematiche violazioni dei principi fondamentali delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti e gli altri paesi del cosiddetto Occidente storico, hanno trascurato le norme fondamentali del diritto internazionale e hanno fatto un ampio uso dei doppi standard, arrivando alle interferenze dirette negli affari interni degli Stati sovrani, anche con l'uso della forza. I popoli della Jugoslavia, dell’Iraq, della Libia e della Siria, e adesso dell'Ucraina, hanno pienamente provato le conseguenze di questa politica. 
Nonostante i nostri appelli e le rilevanti decisioni che sono state prese in tempi diversi dall'OSCE e dal Consiglio Russia-NATO, uno spazio comune di pace, sicurezza e stabilità, non è stato creato nella regione euro-atlantica. Invece, l'alleanza occidentale ha continuato con la sua linea volta ad impadronirsi dello spazio geopolitico e al movimento verso est: sia attraverso l'espansione della NATO, sia con l'attuazione del “partenariato orientale” della UE. Gli interessi russi non sono stati presi in considerazione, e le nostre numerose iniziative, tra cui l'elaborazione del Trattato di Sicurezza Europea, venivano o tirate per le lunghe o accantonate. Questa politica ha raggiunto l'apice quando Washington – e Bruxelles – hanno sostenuto l’incostituzionale colpo di stato e la presa armata del potere che si è verificata in Ucraina nel mese di febbraio dell’anno scorso.
La nuova versione della “Strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti”, adottata di recente dal presidente americano Barack Obama, dichiara la pretesa al dominio globale degli USA e la prontezza ad usare unilateralmente le forze armate per il bene degli interessi americani. Questo documento di 30 pagine cita più di cento volte la questione del diritto esclusivo degli Stati Uniti ad applicare la famigerata “leadership americana”. Come si è visto, vogliono auto-convincersi che questo sia inevitabile. La Casa Bianca sembra aver dimenticato le conseguenze dei tentativi di ottenere l'egemonia a scapito degli interessi degli altri membri della comunità mondiale.
Oggi, l'intera logica degli eventi nell'arena mondiale mostra che le numerose sfide e minacce possono essere efficacemente contrastate soltanto con sforzi concertati. Questo è esattamente il motivo per cui la diplomazia russa sta costantemente perseguendo una linea di politica estera, determinata dal presidente Vladimir Putin, che sostiene i metodi collettivi di risoluzione dei problemi urgenti, affidandosi al diritto internazionale, al ruolo di coordinamento centrale delle Nazioni Unite, a una vera cooperazione tra i principali centri di potere e d’influenza e al rispetto del diritto dei popoli a determinare il proprio futuro. Ovviamente, solo mettendo in comune gli sforzi, la comunità mondiale può risolvere i problemi più complicati e inestricabili, siano questi il disarmo chimico siriano, il programma nucleare iraniano o la soppressione del virus Ebola. Al contrario, oltre ad essere controproducenti, tutte le misure unilaterali che contraddicono la Carta delle Nazioni Unite aggravano ulteriormente il caos e l'instabilità.
Nel suo discorso all'Assemblea Federale dello scorso dicembre, il presidente Putin ha sottolineato che il nostro obiettivo è l'acquisizione del maggior numero di partner possibile, sia in Occidente che in Oriente. L’ulteriore promozione dell'integrazione eurasiatica è la nostra priorità assoluta. Nel preservare la sovranità dei suoi Stati membri, l'Unione Economica Eurasiatica (EAEU) pone la loro integrazione su un nuovo livello e la trasforma in una fonte importante di crescita economica. Molti progressi sono stati compiuti verso l'adesione di un quinto membro – il Kirghizistan – alla EAEU. Il progetto dell'Unione Economica Eurasiatica è richiesto, e ciò è confermato anche dall’aspirazione di vari Stati e associazioni d’integrazione a essere coinvolti con essa in forme diverse, in parte, con la firma di accordi di libero scambio. Noi crediamo che la nostra Unione abbia tutte le possibilità di diventare un ponte tra le organizzazioni d’integrazione dell'Europa e della regione Asia-Pacifico.
L'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) svolge un ruolo particolare nel garantire la sicurezza della Russia e dei nostri alleati. L'importanza di sviluppare in molte aree una cooperazione della Comunità degli Stati Indipendenti è in crescita.
Reti di strutture flessibili orientate alla promozione degli interessi convergenti degli Stati partecipanti sono oggi sempre più richieste. La filosofia degli sforzi collettivi sta alla base della nostra Presidenza della SCO (la Shanghai Cooperation Organisation, NdT) e del BRICS. Quest'ultima sta lavorando sui progetti di una nuova banca di sviluppo e di un paniere di monete di riserva, e coordinando la strategia della partnership economica e il piano d’azione della cooperazione negli investimenti. I paesi BRICS stanno pianificando di firmare anche un accordo sui legami culturali e di aprire nuove prospettive di cooperazione.
Il forte aggravamento della situazione in Medio Oriente e in Nord Africa, l'approfondimento delle contraddizioni etniche e religiose e la crescita del terrorismo e dell'estremismo che si stanno riversando anche in altre regioni, rappresentano una grave minaccia per la sicurezza e la stabilità internazionale. Questo stato di cose è una diretta conseguenza dell'indebolimento delle istituzioni di governo in molti paesi della regione, non senza l’aiuto esterno, e dei tentativi cocciuti di "esportare la democrazia" e di imporre valori e modelli di cambiamento estranei ai paesi regionali. Abbiamo continuamente contrastato il processo che ha posto la “Primavera Araba” sotto il controllo degli estremisti ed abbiamo sostenuto una soluzione esclusivamente politica e diplomatica dei problemi ma, purtroppo, la nostra voce è rimasta inascoltata. L'ascesa dell'estremismo islamico ha portato all'attuale aumento degli atteggiamenti di estrema destra, al nazionalismo aggressivo, alla xenofobia e all'intolleranza religiosa in Europa. I rischi di scontri di civiltà sono notevolmente aumentati.
La Russia ha proposto di condurre, sotto gli auspici del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, un’analisi completa dei problemi che incoraggiano gli estremisti e i terroristi in Medio Oriente e in Nord Africa, incluso il conflitto arabo-israeliano. Noi crediamo che una tale discussione sarebbe utile nel fornire assistenza ai popoli della regione, al fine di garantire la sicurezza, la stabilità e lo sviluppo sostenibile.
Non si può fare a meno di notare che la posizione alquanto contraddittoria dei nostri colleghi occidentali ostacola la promozione degli sforzi collettivi per trovare appropriate risposte alle sfide globali. Da un lato, stanno cercando di isolare la Russia e di punirci perché conduciamo una politica estera indipendente e perché tuteliamo i nostri connazionali all'estero, che è ciò che qualsiasi stato che si rispetti dovrebbe fare. Dall’altra parte, sono interessati a costruire una cooperazione con noi su questioni chiave dell'agenda internazionale, come il programma nucleare iraniano, l'accordo arabo-israeliano, e la lotta contro il terrorismo internazionale; e comprendono perfettamente che senza la partecipazione attiva di Mosca nessuna soluzione sostenibile è possibile agli attuali problemi chiave.
Naturalmente, siamo tutti a favore della cooperazione, come abbiamo affermato più volte. Nel suo discorso all'Assemblea Federale della Federazione Russa, il Presidente Putin ha dichiarato ancora una volta con chiarezza che non abbiamo piani di scivolare nell’auto-isolamento o nel confronto. Allo stesso tempo, ha ribadito che la pressione esterna non ci porterà alla revisione dei nostri principi politici, che riteniamo corretti. (…)
In ogni modo, continuiamo a sperare che il buon senso alla fine prevarrà. Non si può alzare la posta in gioco indefinitamente aggravando una situazione già difficile poiché - in questo scenario - tutte le parti coinvolte perderebbero. In una recente intervista, l'ex presidente francese, Valery Giscard d'Estaing, ha affermato: "Per l'Europa, la Russia è un partner e un vicino. In mezzo all’attuale disordine mondiale, la violenza in Medio Oriente e l'incertezza causata dalle elezioni di medio termine negli Stati Uniti, sarebbe irresponsabile desiderare che l'economia russa collassi".
Nonostante una campagna che non ha precedenti nella sua ampiezza, Washington non è riuscita a mettere insieme una coalizione anti-russa a livello mondiale. Noi manteniamo un dialogo paritario e reciprocamente rispettoso, su una vasta gamma di settori di cooperazione, con la stragrande maggioranza dei paesi, tra cui molti in Europa. Il risultato delle recenti visite all’estero del Presidente Putin e i colloqui con i leader stranieri a Mosca, ne sono una chiara prova.
In generale, la politica responsabile ed equilibrata della Russia negli affari internazionali, gode di un crescente sostegno nella comunità internazionale.
Restiamo interessati ad espandere le nostre relazioni con l'UE, che è il nostro principale partner commerciale. Nonostante una flessione nelle nostre relazioni, ci auguriamo che il pragmatismo prevarrà. La consapevolezza della necessità di normalizzare i rapporti con Mosca sta gradualmente facendosi strada nella UE; in particolare, ciò è confermato dai recenti colloqui russo-ungheresi e russo-ciprioti al più alto livello, così come una serie di riunioni al livello dei ministri degli esteri della Russia e dell'Unione europea.
Noi crediamo che la mancanza di alternative alla formazione di uno spazio economico e umanitario comune dall'Atlantico al Pacifico, basato sul principio della sicurezza indivisibile e dell’ampia cooperazione, dovrebbe essere evidente a tutti. Questo spazio dovrebbe includere tutti i Paesi, sia membri che non membri, di tutte le associazioni di integrazione. È incoraggiante vedere che un numero crescente di nostri partner sta mostrando interesse ad iniziare un lavoro sostanziale su questo tema. L'impegno nell'idea di creare uno spazio di questo tipo, basato sul pieno rispetto del diritto internazionale e dei principi dell'OSCE, è radicato nella Dichiarazione dei presidenti di Russia, Francia, Ucraina e del Cancelliere della Germania, del 12 febbraio a Minsk, a sostegno del pacchetto di misure per l'attuazione dell'accordo di Minsk per l’assestamento ucraino. 
Come primo passo in questa direzione, riteniamo importante instaurare una cooperazione pratica tra l'Unione europea e l'Unione Economica Eurasiatica, e la promozione di un loro riavvicinamento. Naturalmente, quest’obiettivo non può essere raggiunto in una notte. È per questo che il Presidente Putin, un anno fa, ha preso l'iniziativa di avviare i negoziati per stabilire una zona di libero scambio tra l'UE e l’Unione Economica Eurasiatica entro il 2020. Un certo numero di nostri partner ha già colto al volo quest’idea, come una questione pratica. Si tratta di un obiettivo reale e realizzabile, dal momento che entrambi i modelli di integrazione sono costruiti su principi simili e si basano sulle regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio.
Naturalmente, tutti questi sforzi non possono avere successo senza riaffermare i principi di non-ingerenza negli affari interni degli Stati sovrani, senza abbandonare le pressioni delle sanzioni e i tentativi di organizzare le rivoluzioni "colorate", o di incoraggiare le forze estremiste radicali. Il Processo di “Helsinki + 40” dovrebbe essere la piattaforma per questa discussione, in cui le parti potrebbero concentrarsi sulla rimozione delle linee di divisione nelle tre dimensioni dell'OSCE: politico-militare, socio-economica ed umana.
Recentemente, molto è stato detto sull’orientamento della Russia ad oriente. Permettetemi di ribadire che la rotazione della Russia verso il Pacifico non è una mossa opportunistica, non è correlata alla crisi attuale. Invece, come il Presidente Putin ha sottolineato, si tratta di una priorità nazionale per il 21° secolo, e dovrebbe contribuire alla completa modernizzazione delle regioni orientali della Russia. Comunque, vorremmo fare questo senza portare detrimento alle nostre relazioni con l'Occidente, ma in parallelo con un approfondimento di queste relazioni, se, ovviamente, i nostri partner europei e americani ne sono interessati e sono disposti a lavorare onestamente basandosi sull’eguaglianza, il rispetto e la considerazione degli interessi degli altri. 
Per quanto riguarda la situazione in Ucraina, dopo aver raggiunto un nuovo pacchetto di accordi a Minsk il 12 febbraio, abbiamo ora una reale possibilità di fermare l’assurdo spargimento di sangue e di raggiungere la pace nazionale e l’accordo. Siamo convinti che se gli accordi di Minsk che sono sanciti nella risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite saranno attuati, allora la situazione, lentamente ma inesorabilmente, potrà tornare alla normalità. Ne abbiamo discusso a Parigi il 24 febbraio durante i colloqui dei ministri degli Esteri del “Quartetto della Normandia”. Abbiamo discusso sul rispetto da parte dei belligeranti del cessate il fuoco globale e del ritiro delle armi pesanti. Ci sono dei segnali di progresso. Anche oggi ci sono buone notizie. Tale progresso deve essere assicurato con un sostegno più attivo a favore della missione dell'OSCE.
È importante sottolineare che le altre disposizioni degli accordi affrontano anche i gravi problemi umanitari e la riforma costituzionale, che dovrebbe fornire un quadro di riferimento per garantire i diritti legittimi e gli interessi dei residenti del Donbass, e dovrebbe essere attuata secondo il programma stabilito. Al fine di prevenire una scissione dell’Ucraina e di mantenere un clima di fiducia e stabilità nell'area euro-atlantica, è necessario che Kiev mantenga il suo status di paese non-allineato.
La Russia continuerà a perseguire una politica estera indipendente, multi-vettoriale, in linea con i suoi interessi nazionali che mirano ad assicurare una sovranità affidabile al nostro Paese e a rafforzare la propria posizione nel mondo altamente competitivo di oggi. Siamo disposti a coerentemente costruire relazioni reciprocamente vantaggiose con tutti gli Stati, e le loro associazioni, che ne sono interessate. 
Il processo oggettivo della formazione di un nuovo, più giusto e democratico, ordine internazionale policentrico che riflette la diversità geografica e delle civiltà del mondo, va di pari passo con una crescente instabilità, turbolenze e conflitti. Da qui la crescente domanda di una competente analisi scientifica e di esperti che comprendano i cambiamenti in corso per determinare i modi più efficaci di aumentare il prestigio e l’influenza della Russia negli affari internazionali e per promuovere la sicurezza globale e la stabilità. Sono fiducioso che l'Accademia Diplomatica continuerà a dare un contributo significativo a questi sforzi.
Grazie. Sono pronto per le vostre domande”.
(Traduzione del Vladimir V. Putin Italian Fan Club)